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Immagine del redattoreMattia Pietrantuono

La Mindfulness come strumento di supporto per la cura della Sensibilità Chimica Multipla

CHIMICA MULTIPLA


Cos’è la Mindfulness?

La Mindfulness significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante con l’obiettivo di eliminare la sofferenza inutile, coltivando al tempo stesso una comprensione e accettazione profonda di qualunque cosa accada attraverso un lavoro attivo con i propri stati mentali.

Secondo la tradizione originaria, la pratica della mindfulness dovrebbe permettere di passare da uno stato di disequilibrio e sofferenza ad uno di maggiore percezione soggettiva di benessere, grazie ad una conoscenza profonda degli stati e processi mentali. La mindfulness originariamente traduce il termine sanscrito Sati, come memoria del presente e presenza mentale, ed è una conoscenza di ciò che accade in campo fenomenologico. Nel pensiero occidentale viene considerata come una pratica di meta-cognizione, cioè la capacità della mente di osservare e comprendere se stessa.

Secondo la psicologia occidentale è proprio la capacità meta-cognitiva che si sviluppa attraverso la pratica costante della mindfulness a renderla una tecnica utile per ridurre stati di tensione, stress e sofferenza. Durante la pratica, infatti, si invita la persona ad osservare con curiosità il naturale funzionamento della mente. Jon Kabat-Zinn nel 1979 ebbe il merito di diffondere la pratica di stampo orientale, basata sulla meditazione Vipassana, a tutti i cittadini.


Ruolo dell’amigdala nella Sensibilità Chimica Multipla

L’amigdala è un complesso nucleare situato nella parte dorsomediale del lobo temporale del cervello. Gestisce le emozioni e in particolar modo la paura. Viene definita anche come un gruppo di strutture interconnesse di sostanza grigia facente parte del sistema limbico nella regione rostromediale del lobo temporale. Si trova anteriormente alla formazione dell’ippocampo, al di sotto del giro uncinato. Ha una struttura ovoidale situata nel punto più basso del corno inferiore di ogni ventricolo laterale.


Nei pazienti con MCS, l’amigdala risulta iperattivata innescando una serie di conseguenze a breve e lungo termine e provocando un senso di paura, caratterizzata dal rilascio costante di adrenalina che si riflette nel comportamento, definito come “timidezza”. Essa viene generalizzata come depressione e ansia, e curata di conseguenza. In questo caso, possono presentarsi delle gravi crisi acute, causate da antidepressivi che impediscono l’eliminazione dell’adrenalina. A causa degli effetti a cascata che lo squilibrio ormonale ha sul sistema endocrino, viene alterato il ritmo circadiano. Ciò può causare dei disturbi endocrini ed alimentari, come il diabete.

L’ipersensibilità dell’amigdala può essere causa del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD) e/o del disturbo bipolare. Inoltre, molti pazienti accusano dolore cronico, spossatezza, fragilità emotiva con ricadute ansiose e depressive. Dunque, per quanto riguarda i pazienti con MCS una strategia efficace per ridurre i sintomi e riportare serenità nella sfera affettiva ed emotiva è quella di desensibilizzare l’amigdala.


Protocollo MBSR per pazienti MCS

La pratica della mindfulness può aiutare nella desensibilizzazione, in quanto promuove la consapevolezza degli stati emotivi e del corpo e permettere di osservare le reazioni dell’amigdala senza essere sopraffatti da esse. Quando si sviluppa la consapevolezza, si crea uno spazio in cui è possibile scegliere come rispondere a tutte le situazioni, invece di reagire automaticamente. Tale consapevolezza e il distanziamento dalla reazione emotiva automatica può permettere di regolare la risposta dell’amigdala in modo più consapevole e controllato.

Uno studio presso il Nova Scotia Environmental Health Center (NSEHC) ha preso in considerazione il trattamento e la ricerca di condizioni mediche come la MCS e patologie affini. Da tali ricerche è nato il Body Mind Awareness Program (BMAP), un approccio basato sul modello Mindfulness-Based Stress Reduction, che fu avviato come progetto pilota nel 1997 e, dato il suo successo iniziale, è stato successivamente incorporato nel flusso di interventi e opzioni terapeutiche disponibili per le persone al NSEHC.


Il BMAP consiste tipicamente in 10 incontri di gruppo settimanali, ciascuno della durata di circa 2,5 ore. Ogni sessione offre ai partecipanti l'opportunità di condividere le loro esperienze della settimana di pratica della consapevolezza del corpo, della meditazione seduta o del body scan. I pazienti apprendono la psicofisiologia dello stress e delle emozioni. Una sessione, inoltre, è riservata come "ritiro" silenzioso di sei ore, a partire dalla ottava settimana del programma. L'impegno negli esercizi a casa che implicano la pratica della consapevolezza sia formale (meditazione seduta e body scan) che informale (mangiare, cucinare, guidare e altre attività quotidiane) è una componente essenziale del programma. Ai partecipanti vengono forniti delle registrazioni guidate che li accompagnano attraverso le pratiche formali di consapevolezza. Inoltre, man mano che le pratiche si sviluppano, i pazienti vengono introdotti al concetto di base che i pensieri non sono realtà inaccessibili e che si può sviluppare la capacità di rispondere ai fattori di stress, piuttosto che reagire passivamente ad essi.

L'obiettivo è aiutare i partecipanti a diventare più consapevoli di pensieri, sentimenti e sensazioni e delle loro connessioni. Per garantire l'applicazione coerente dei principi appresi, viene fornita una cartella di lavoro che ogni persona deve seguire durante l'intervento. Con l'impegno a ripetute pratiche di consapevolezza, i partecipanti iniziano a sviluppare la capacità di uscire dagli schemi reattivi abituali o schemi di pensiero negativo che potrebbero altrimenti degenerare in un ciclo di reattività allo stress e uno stato di eccitazione intensificato durante momenti di vita stressanti.




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